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Discussione: Controlli Finanza

  1. #561
    Audi lover L'avatar di vr46
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    Maria Teresa Meli per "Corriere della Sera"

    Massimo Dalema Nella notte della vittoria di Bersani non si dorme. E soprattutto non si indulge nei festeggiamenti infiniti. C'è tanto, troppo da fare. Così cominciano a partire le prime telefonate e si abbozzano le prime trattative.

    Pierluigi Bersani«Dobbiamo collaborare tutti, dobbiamo lavorare con Renzi, sarebbe un errore non coinvolgerlo, perché raccoglie dei consensi che poi possono andare al Pd»: sono queste le parole d'ordine del segretario del Partito democratico. Ma la sua maggioranza è divisa.
    Ci sono gli aperturisti, ossia quelli che vogliono il dialogo con il sindaco di Firenze. Tra di loro c'è Massimo D'Alema, che nonostante abbia mostrato in questi giorni il viso dell'arme, ritiene che i vertici del Pd debbano agganciare Renzi, tentando con lui l'operazione portata avanti con Vendola.

    Il «governatore» della Puglia, che ha un passato di dissidi e di sfide alle primarie pugliesi con il presidente del Copasir, ora è diventato il suo più strenuo sponsor: «Massimo deve andare agli Esteri», è la richiesta che ha già avanzato. E D'Alema gli ha prontamente ricambiato la cortesia: «Vendola sarà ministro».

    Dunque l'ex premier ha come obiettivo quello di «addomesticare» il sindaco di Firenze come ha fatto con il presidente della regione Puglia. Non è quindi un caso che molti esponenti del Pd a lui vicini si aprano al dialogo con Renzi: Matteo Orfini, Stefano Fassina, il direttore dell'Unità Claudio Sardo e tanti altri ancora. Sono il pacchetto di mischia dei dalemiani che orbitano in area Bersani.

    Ma gli aperturisti sono anche altri: Enrico Letta, Marco Follini, Goffredo Bettini, Paola Concia, Vasco Errani, Dario Franceschini e quel Fabrizio Barca, che il segretario e il presidente del Copasir vorrebbero in Campidoglio o nel governo che verrà. Walter Veltroni, com'è ovvio, è un altro dei big del partito che spinge per l'intesa con il sindaco di Firenze. Del resto, quasi metà dei suoi parlamentari si è schierata sin dall'inizio con Renzi.

    Ma c'è anche chi chiude la saracinesca. Franco Marini, per esempio, che esulta per la vittoria di Bersani: «C'era il rischio che altrimenti saremmo andati a schiantarci tutti». E Beppe Fioroni, che ha maturato questa convinzione: «Basta annusare la politica per capire che alla fine Pier Luigi siglerà un patto con Matteo, e a quel punto rischiamo tutti di essere emarginati». La pensa nello stesso identico modo Rosy Bindi, che con Susanna Camusso, è una delle pasionarie anti-Renzi. Solo la direttrice di Youdem Chiara Geloni e la portavoce del comitato Bersani Alessandra Moretti sono più scatenate della presidente del partito e della segretaria della Cgil.

    Nel fronte degli anti-renziani anche Nico Stumpo, Roberto Speranza e Tommaso Giuntella. Ma la geografia del Pd è un po' più complicata di così e non si esaurisce in questi schemi. Ci sono i non allineati, come Nicola Zingaretti e Piero Fassino: il presidente della provincia di Roma e il sindaco di Torino fanno parte dell'area dei moderatamente bersaniani, e non hanno ancora deciso quale comportamento tenere con Renzi.

    Infine ci sono personalità del calibro di Romano Prodi e Giorgio Napolitano, che per il ruolo che ricoprono hanno tenuto un atteggiamento imparziale nei confronti di entrambi i contendenti. Ma due esponenti del Pd a loro molto vicini, che però hanno sempre mantenuto la loro autonomia, come Arturo Parisi e Umberto Ranieri, hanno votato per il sindaco di Firenze.

    Comunque, nell'arcipelago del Partito democratico, Bersani si muove con sufficiente maestria. E ha alcuni punti fermi. Primo, «collaborare con Renzi»; secondo, tentare l'aggancio con Casini, onde evitare di avere una maggioranza di governo appesa a Vendola. Su quest'ultimo fronte le trattative vanno avanti da tempo.

    Sul primo ci sono più difficoltà. Renzi non punta a un compromesso al ribasso: «Non ho fatto tutta questa battaglia per prendere un terzo del partito». E non vuole dare l'impressione di correre appresso al vincitore: «Io me ne sto a Firenze a guardarli inseguire tutti gli elettori che hanno cacciato via, non facendoli votare al ballottaggio. Incontrerò senz'altro il segretario, ma dopo Natale perché ora ho da fare: ho un sacco di arretrati da smaltire a Palazzo Vecchio».

  2.  

  3. #562
    Audi lover L'avatar di MaxA6
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    Ci stai a raccontà come se stanno a spartì la torta sin da ora?
    Eccala lla

  4. #563
    Audi lover L'avatar di vr46
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  5. #564
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    im so confused

  6. #565
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    usciamo dall'euro prima che sia troppo tardi!!!!!!!

  7. #566
    Audi lover L'avatar di MaxA6
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    Calma, Calma
    Ci sono troppi teorici dell'economia in giro.
    Questa è una delle teorie ( poco confermabile ) perchè una economia instabile ( come quella del dopo guerra ) può basarsi sull'esportazione per far leva sulla svalutazione della moneta, ma questo era un concetto valido per al lira del boom economico degli anni '60 !!
    Ora abbiamo una moneta stabilissima e forte nel panorama mondiale e dovremmo rinunciarci dopo tutti i sacrifici fatti fino ad ora per cosa??
    Andiamo a vendere all'estero e crediamo di far la concorrenza a paesi emergenti come Russia, Cina, Corea, Brasile etc dove non siamo competitivi con i loro prodotti neanche nel territorio italiano?
    E poi mica possiamo basarci solo sull'export, ragazzi.
    Non crediamo troppo a tutto quello che si dice in giro, specie se letto sui giornali che venderebbero l'anima pur di vendere più giornali, o Dagospia che deve fare il suo dovere ma senza peccare di presunzione ( che potrebbe significare dimostrare una ignoranza economica abissale )
    In questi giorni ne sto sentendo davvero troppe di sparate sull'economia, come qualcuno che afferma che la stabilità dei governi non incide sulla stabilità economica di un Paese ( o del suo Spread )
    I politici dovrebbero fare i politici, i giornalisti i giornalisti, gli economisti gli economisti
    Quoto Matpat, troppa confusione

  8. #567
    Audi lover L'avatar di vr46
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    hai ragione sia tu che matpat
    c'è troppa confusione
    dal 5/12 al 9/12 sono stato a londra
    città bellissima, pulitissima, opulenta. bella gente e tanti soldi
    certo è una realtà effimera in quanto non solo ho girato il meglio di londra ma anche perché c'è solo a londra e non in uk tutto quel ben di Dio
    però ho avuto modo di constatare che in tutta londra altro non c'è che cose uk/usa e cose italiane
    con tutta evidenza il cibo migliore era il nostro, i nostri migliori marchi di moda di automobili, di design, ecc. ecc.
    le cose poi vengono fatte in cina (sia per uk che per usa e per italy): non ci dimentichiamo che lo scarparo a pallini impallina l'impulloverato ma produce in paesi a bassissimo costo di manodopera.
    atteso poi che da noi l'industria non esiste (non abbiamo materie prime e la manodopera costa molto cara) allora dobbiamo guardare a cosa possiamo fare per produrre ricchezza.
    con 100 euro mi hanno dato 62 sterline
    ho pagato 16 sterline per vedere quel comitero che è wenstmister - il vaticano è gratis
    ho pagato 4,6 sterline 1 corsa in metro - da noi 1 biglietto di metro costa 1,5 euro
    ho pagato 5 sterline un panino schifoso con angus - da noi panino e porchetta 3 euro e stai abboffato
    ecc ecc
    l'Italia dovrebbe diventare un museo a cielo aperto e noi tutti vivere di turismo (a londra non c'è altro)
    gli italiani dovrebbero diventare orgogliosi come lo sono i londinesi (loro mantengono la regina!!!)

    meglio se i mafiosi dovessero riunirsi ad un tavolo e decidere di comprare il debito pubblico tedesco

    PS: dagospia in fatto di economia e banche ce la capisce ed inoltre è sempre prima e dà anche la controinformazione

    ---------- Post added at 19.04.52 ---------- Previous post was at 18.55.32 ----------

    Il Gruppo Bilderberg nasce nel 1952, ma viene ufficializzato due anni più tardi, a giugno del 1954, quando un ristretto gruppo di vip dell’epoca si riunisce all’hotel Bilderberg di Oosterbeek, in Olanda. Da quel momento le riunioni si sono svolte una o due volte all’anno, nel più totale riserbo. In occasione di una delle ultime, nella splendida e appartata resort di Sintra, in Portogallo, il settimanale locale News riportò una notizia secondo cui il Governo avrebbe ricevuto migliaia di dollari dal Gruppo per organizzare «un servizio militare compreso di elicotteri che si occupasse di garantire la privacy e la sicurezza dei partecipanti». Ma torniamo agli esordi. I primi incontri si sono svolti esclusivamente nei paesi europei, ma dall’inizio degli anni ’60 anche negli Usa. Tra i promotori - precisano alcuni studiosi della semi sconosciuta materia - occorre ricordare due nomi in particolare: sua maestà il principe Bernardo de Lippe, olandese, ex ufficiale delle SS, che ha guidato il gruppo per oltre un ventennio, fino a quando, nel 1976, è stato travolto dallo scandalo Lockheed; e Joseph Retinger, un faccendiere polacco al centro di una fittissima trama di rapporti con uomini che per anni hanno contato sullo scacchiere internazionale della politica e dell’economia.
    «La loro ambizione - viene descritto - era quella di costruire un’Europa Unita per arrivare a una profonda alleanza con gli Stati Uniti e quindi dar vita a un nuovo Ordine Mondiale, dove potenti organizzazioni sopranazionali avrebbero garantito più stabilità rispetto ai singoli governi nazionali. Fin dalla prima riunione vennero invitati banchieri, politici, universitari, funzionari internazionali degli Usa e dell’Europa occidentale, per un totale di un centinaio di personaggi circa».

    Ecco cosa hanno scritto alcuni giornalisti investigativi inglesi nel magazine on line di Bbc News a pochi giorni dal meeting di Stresa. «Si tratta di una delle associazioni più controverse dei nostri tempi, da alcuni accusata di decidere i destini del mondo a porte chiuse. Nessuna parola di quanto viene detto nel corso degli incontri è mai trapelata. I giornalisti non vengono invitati e quando in qualche occasione vengono concessi alcuni minuti a qualche reporter, c’è l’obbligo di non far cenno ad alcun nome. I luoghi d’incontro sono tenuti segreti e il gruppo non ha un suo sito web. Secondo esperti di affari internazionali, il gruppo Bilderberg avrebbe ispirato alcuni tra i più clamorosi fatti degli ultimi anni, come ad esempio le azioni terroristiche di Osama bin Laden, la strage di Oklaoma City, e perfino la guerra nella ex Jugoslavia per far cadere Milosevic. Il più grosso problema è quello della segretezza. Quando tante e tali personalità del mondo si riuniscono, sarebbe più che normale avere informazioni su quanto sta succedendo».
    Invece, tutto top secret. Scrive un giornalista inglese, Tony Gosling, in un giornale di Bristol: «Secondo alcune indiscrezioni che ho raccolto, il primo luogo nel quale si è parlato di invasione dell’Iraq da parte degli Usa, ben prima che ciò accadesse, è stato nel meeting 2002 dei Bilderberg». Di parere opposto un redattore del Financial Times, Martin Wolf, più volte invitato ai meeting: «L’idea che questi incontri non possano essere coperti dalla privacy è fondamentalmente totalitaria; non si tratta di un organismo esecutivo, nessuna decisione viene presa lì». Fa eco uno dei fondatori, anche lui inglese, lord Denis Healey: «Non c’è assolutamente niente sotto. E’ solo un posto per la discussione, non abbiamo mai cercato di raggiungere un consenso sui grandi temi. E’ il migliore gruppo internazionale che io abbia mai frequentato. Il livello confidenziale, senza alcun clamore all’esterno, consente alle persone di parlare in modo chiaro».

    Ed ecco cosa scrive un altro studioso di ordini paralleli e di gruppi e associazioni che agiscono sotto traccia, Giorgio Bongiovanni. «Bilderberg rappresenta uno dei più potenti gruppi di facciata degli Illuminati (una sorta di super Cupola mondiale, ndr). Malgrado le apparenti buone intenzioni, il vero obiettivo è stato quello di formare un’altra organizzazione di facciata che potesse attivamente contribuire al disegno degli Illuminati: la costituzione di un Nuovo Ordine Mondiale e di un Governo Mondiale entro il 2012. Sembra che le decisioni più importanti a livello politico, sociale, economico-finanziario per il mondo occidentale vengano in qualche modo ratificate dai Bilderberg».
    «Il Gruppo - scrive ancora Bongiovanni - recluta politici, ministri, finanzieri, presidenti di multinazionali, magnate dell’informazione, reali, professori universitari, uomini di vari campi che con le loro decisioni possono influenzare il mondo. Tutti i membri aderiscono alle idee precedenti, ma non tutti sono al corrente della profonda verità ideologica di alcuni membri principali». I veri ‘conducator’- secondo questa analisi - i quali a loro volta fanno anche parte di altri segmenti strategici nell’organigramma degli Illuminati. Due in particolare: la Trilateral e la Commission of Foreign Relationship, nata nel 1921, la quale riunisce a sua volta tutti i personaggi che hanno fra le loro mani le leve del comando negli Usa. «Questi membri particolari - prosegue Bongiovanni - sono i più potenti e fanno parte di quello che viene definito il ‘cerchio interiore’. Quello ‘esteriore’, invece, è l’insieme degli uomini della finanza, della politica, e altro, che sono sedotti dalle idee di instaurare un governo mondiale che regolerà tutto a livello politico e economico: insomma, le ‘marionette’ utilizzate dal cerchio interiore perché i loro membri sanno che non possono cambiare il mondo da soli e hanno bisogno di collaboratori motivati e mossi anche dal desiderio di danaro e potere». Passiamo, per finire, alla Trilateral, vero e proprio luogo cult del Potere nascosto, in grado comunque di condizionare i destini del mondo. Ovviamente ‘sponsorizzato’ della star dell’imprenditoria multinazionale, come Coca Cola, Ibm, Pan American, Hewlett Packard, Fiat, Sony, Toyota, Mobil, Exxon, Dunlop, Texas Instruments, Mutsubishi, per citare solo le più importanti.

    L’associazione nasce nel 1973, sotto la presidenza “democratica” di Jimmy Carter e del suo consigliere speciale per la sicurezza, Zbigniew Brzezinsky, il vero deux ex machina. A ispirare il progetto, le famiglie Rothschield e Rockfeller, i Paperoni d’America. Un progetto che ha irresistibilmente attratto i potenti del mondo, a cominciare proprio dai presidenti Usa, con un Bill Clinton in prima fila. Così descriveva Giovanni Agnelli la Trilateral: «Un gruppo di privati cittadini, studiosi, imprenditori, politici, sindacalisti delle tre aree del mondo industrializzato (Usa, Europa e Giappone, ndr) che si riuniscono per studiare e proporre soluzioni equilibrate a problemi di scottante attualità internazionale e di comune interesse». Il solito ritornello.
    Di diverso avviso il giornalista Richard Falk, che già nel 1978 - quindi a pochissimi anni dalla nascita - scrive sulle colonne della Monthly Review di New York: «Le idee della Commissione Trilaterale possono essere sintetizzate come l’orientamento ideologico che incarna il punto di vista sopranazionale delle società multinazionali, che cercano di subordinare le politiche territoriali a fini economici non territoriali». E’ la filosofia delle grandi corporation, che stanno privatizzando le risorse di tutto il pianeta, a cominciare dai beni primari, come ad esempio l’acqua: non solo riescono a ricavare profitti stratosferici ma anche ad esercitare un controllo politico su tutti i Sud - e non solo - del mondo. La logica della globalizzazione. E i bracci operativi di questo turbocapitalismo sono proprio due strutture che dovrebbero invece garantire il contrario: ovvero la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.
    «Entrambi - scrive uno studioso, Mario Di Giovanni - sotto lo stretto controllo del ‘Sistema’ liberal della costa orientale americana. Agiscono a tutto campo nell’emisfero meridionale del pianeta, impegnate nella conduzione e ‘assistenza’ economica ai paesi in via di sviluppo». E proprio sull’acqua, la Banca Mondiale sta dando il meglio di sé: con la sua collegata IFC (Internazionale Finance Corporation) infatti sta mettendo le mani sulla gran parte delle privatizzazioni dei sistemi idrici di mezzo mondo, soprattutto quello africano e asiatico, condizionando la concessione dei fondi all’accettazione della privatizzazione, parziale o più spesso totale, del servizio. Del resto, è la stessa Banca a calcolare il business in almeno 1000 miliardi di dollari… Scrive ancora Di Giovanni: «Le decisioni assunte dai vertici della Trilateral riguarderanno sempre di più quanti uomini far morire, attraverso l’eutanasia o gli aborti, e quanti farne vivere, attraverso un’oculata distribuzione delle risorse alimentari. Decisioni che riguarderanno l’ingegneria genetica, per intervenire nella nuova ‘umanità’. In una parola, tutto ciò che definitivamente distrugga il ‘vecchio’ ordine sociale, cristiano, per la creazione di un nuovo ordine. Ma tutto questo senza particolari scossoni. Non vi sarà bisogno di dittature, visto che le democrazie laiche e progressiste, condotte da governi di ‘centrosinistra’, servono già così efficacemente allo scopo. Governi che riproducono - conclude - una formula già sperimentata lungo l’intero corso del ventesimo secolo e plasticamente rappresentata dal passato governo Prodi-D’Alema: l’alleanza di borghesia a sinistra, rivoluzionaria o meno».

  9. #568
    Audi lover L'avatar di vr46
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    non è farina del mio sacco ma condivido quanto scritto da un mio collega

    Siamo quasi alla conclusione di questo 2012 devastante, sotto ogni punto di vista, e con esso risulta sul viale del tramonto anche l’esperienza del governo tecnico. Dovremo ben presto dire addio alla squadra Monti e accettare i giochi della politica fino alla nomina di un nuovo governo, con la speranza che il futuro sia meno cupo del presente.

    Intanto possiamo registrare un fattore senz’altro positivo, soprattutto per chi detiene grossi capitali in ballo nel giardino fiorito dell’alta finanza. Lo spread è in calo, sempre più vicino alla soglia che il presidente del Consiglio si era prefisso all’epoca del conferimento d’incarico. Ieri il differenziale tra il btp e il bund è sceso fino a 289 punti base, il che significa che ha quasi raggiunto i 287 punti ai quali sperava di addivenire Mario Monti. Missione compiuta, quindi. Con buona pace delle banche, dei grandi imprenditori e delle Borse.

    E a noi altri? Cosa può apportare il raggiungimento di un siffatto traguardo? Teniamo presente che mentre lo spread scendeva anche le tredicesime di gran parte degli italiani si restringevano e intanto si avvicinava la fine dell’anno, con le sue mille incombenze tra piaceri e oneri. Dunque, l’avvicinamento tra titoli di Stato ben si comprende che non porta buone nuove per nessuno, almeno non per gli italiani medi, ossia la maggioranza della popolazione, che vive solo del proprio stipendio.

    Insomma, Natale è arrivato e quello che leggiamo sui giornali o sentiamo in tv non assomiglia lontanamente alle strine della nostra infanzia. I problemi reali sono quelli che si vedono tutti i giorni per strada, nelle case degli italiani, negli uffici o a scuola. Sono difficoltà che affronta la gente comune. Problematiche alle quali ultimamente s’è aggiunta anche la stangata Imu, che ha sostanzialmente prosciugato una buona porzione delle tredicesime. E c’è anche chi ancora non ha potuto pagare l’imposta perché non ha avuto i soldi per farlo. Cosa accadrà a questi contribuenti? Non lo sanno e soprattutto non sanno come arginare il danno, in che modo affrontare questa situazione che i dotti del Fisco chiamano “irregolare” o “evasiva”. Eccoli, quindi, gli ostacoli reali, concreti. Altro che spread in calo! Nel nostro Paese l’unica cosa a essere davvero in pericolosa discesa è la fiducia nelle istituzioni, nella politica… E nel futuro! Tuttavia pare che nessuno, dalle alte sfere, voglia accorgersene. Mi chiedo se sia possibile che oggi più del 70% della tredicesima, che dovrebbe servire ad alleviare gli oneri nel periodo natalizio levandosi anche qualche sfizio, sia interamente destinato a coprire tasse e rate di vario genere. Rendiamoci conto che fino a solo un paio di anni fa tali spese venivano affrontate con appena la metà della tredicesima, mentre la parte restante confluiva per intero nel risparmio… Parola che, a quanto pare, ben presto sparirà dal nostro vocabolario!

    Ciò detto, nonostante queste siano le coordinate dell’assetto sociale ed economico italiano, quel che più preme al.la nostra classe dirigente è la prossima competizione elettorale. Ma ben venga, se gli obiettivi e le proposte siano volti al sostegno e alla tutela della popolazione. Purtroppo, da quel che si sente e si legge, i propositi sono diversi dai nostri più rosei auspici. Siamo costretti ad assistere alla più becera sfilata di ovvietà, con illusionisti patentati che riemergono dal passato con in tasta miracoli in quantità e con volti noti e arcinoti che professano il rinnovamento. Mi rimangono solo due parole: SIAMO STANCHI! E lo siamo soprattutto perché veniamo quotidianamente presi per i fondelli da chi non ha altro da fare tutto il giorno e che usa la politica come diversivo alla noia, si vedano ad esempio questi imprenditori di terza età che si professano paladini dell’Italia, quando sono da decenni con le mani in pasta agli interessi dell’alta finanza. Lo ripeto: SIAMO STANCHI!

    Per concludere, ciò che desidero è guardare oltre e auspico che questo mio desiderio natalizio possa essere condiviso da chi ha o avrà in mano le redini del Paese. E desidero anche che si ponga un definitivo punto alle false speranze e alle illusioni che le promesse vuote di una bassa politica hanno alimentato in questi anni. Non mi sembrano richieste esorbitanti. Sono convinto, infatti, che si possa uscire dalla crisi per approdare in un futuro prossimo meno ostile solo prendendo coscienza dei problemi reali, dei disequilibri sociali ed economici e del fatto che in concreto l’italiano medio è sempre più povero (a prescindere dallo spread).

    In quel devastato, ma fertile, periodo storico nel quale viveva e operava, Giuseppe Garibaldi sostenne che: “Cura di governo dovrebbe essere quella di migliorare la condizione del povero e non è così sventuratamente. I governi pensano alla propria conservazione”. Non vorrei, amaramente, doverlo confermare!

  10. #569
    Vice Presidente AudiRsClub L'avatar di Matpat3
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    Quoto in toto e aggiungo le sofferenze non sono finite. Mi auguro seriamente e senza demagogia alcuna un reale ritorno ad una vita dignitosa per tutti e meno giochi di palazzo che grazie a quelli siamo noi più poveri e all'estero molto meno credibili. Sono all'estero in questo momento è ciò che scrivono le testate qui in Italia non arriva. Credetemi ci sarebbe da dire mi vergogno d'essere Italiano ma da buon e onesto lavoratore dico mi vergogno dei miei politici non del mio paese. Matteo.

  11.  

  12. #570
    Audi lover L'avatar di vr46
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    Titolo: Stop al taglio Irpef, Iva ordinaria al 22%
    Autore: Marco Mobili
    Fonte: II Sole 24 Ore 21/12/2012 pag: 4
    Il testo originario del ddl stabilità prevedeva il taglio delle prime due aliquote Irpef ma era accompagnato da una stretta a due vie su detrazioni e deduzioni e dall'effetto retroattivo sia per la franchigia da 250 euro sugli oneri deducibili sia per il tetto di 3mila euro sulle spese detraibili. Era previsto anche l'aumento dell'Iva per le aliquote del 10 e del 21%. Ma a Montecitorio il ddl è stato rivoluzionato soprattutto per mitigare i pesanti effetti sulle famiglie. Il testo che oggi ottiene il via libera definitivo dalla Camera non contiene il taglio delle due aliquote Irpef, mentre il ritocco dell'Iva riguarda solo quella al 21% che, dal 1° luglio 2013, passerà al 22%. Rimodulate detrazioni e deduzioni fiscali soprattutto per le famiglie numerose. Si è agito sul cuneo fiscale aumentando la dote per la detassazione dei salari di produttività. Non solo. E' stata ripristinata la clausola di salvaguardia sulla tassazione Irpef del Tfr e cancellata la norma che avrebbe soppresso, dal nuovo anno, le agevolazioni fiscali per le pensioni di guerra.

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